Come collegare al mondo virtuale le terre alte? Come può un segnale dallo spazio essere la chiave di volta per il loro futuro?
In andata e ritorno solitamente trattiamo storie e memorie passate che coinvolgono la montagna e le sue genti. Questa volta però vogliamo guardare al futuro e ragionare di come una tecnologia possa essere un’opportunità. Non vogliamo fare di questo episodio del podcast motivo per fare politica ma piuttosto creare un dibattito.
Quando qualcuno pensa alla montagna la prima parola che viene in mente è silenzio. Ma non solo. Si sale in quota per cercare l’isolamento e staccare la spina con il mondo di giù. Il capoufficio, le scadenze, i gruppi Whatsapp e tutto quello che ci fa sentire oppressi. La montagna di chi la vive tutti i giorni è invece un posto dove le connessioni sono essenziali per poter vivere. Lo era in passato e lo è, ancor di più adesso.
Se guardiamo al passato, le popolazioni di montagna hanno sempre cercato connessioni con le altre valli e con la pianura. Era un modo per integrare le risorse disponibili. Ed ecco che la gente di montagna valica i passi di montagna per commerciare con la valle a fianco, oppure con la pianura. Mario Rigoni Stern in Storia di Tönle racconta proprio i contatti tra asiaghesi e tirolesi. Queste connessioni hanno lasciato molte tracce. Il paese di Caracoi, nell’agordino, racconta di un insediamento turco, per volontà della serenissima nei territori alleghesi. Alcuni cognomi hanno un suono lontano, non italico, eredità lasciata in discendenza da popoli che si spostarono in cerca di condizioni di vita migliori.
Le connessioni hanno sempre dato uno spunto per lo sviluppo dei popoli. Si pensi all’impatto che ha avuto l’invenzione del treno e della ferrovia sui trasporti di merci e genti. Oggi la connessione che domina le nostre vite è il collegamento internet.
Può sembrare una cosa effimera, ma la connessione a internet non è solo TikTok ma apre a possibilità di lavoro e indirettamente a movimento di gente dalla pianura alle terre alte.
Se si guarda alla provincia di Belluno si vede come la popolazione è in costante calo. In particolare i dati della CGIA di Mestre vedono la fascia della popolazione tra i 15 e i 39 anni attestarsi al 32% del totale della popolazione bellunese nel 2001, per scendere ad un 23% nel 2021 con una proiezione al 24% nel 2030. La scarsità di servizi e di prospettive pongono i nipoti di chi era emigrato di fronte allo stesso dilemma: partire per cercare di meglio o restare.
E allora come collegare virtualmente le terre alte?
Le infrastrutture per la connessione esistono. Già dai primi anni del secolo scorso il telefono fece la sua apparizione nei paesi di montagna. Se si può tranquillamente affermare che il telefono via cavo, con un servizio base di internet, arrivi ovunque , lo stesso non si può dire del segnale del telefonino e dell’internet ad alta velocità.
Enrico Camanni chiude il suo saggio “storia delle alpi” prevedendo che il montanaro 2.0 sarà una persona che nasce in città e che deciderà di venire a vivere in montagna.
Bauman definiva la società moderna come liquida e la recente pandemia che ci ha travolto ha modificato pesantemente il nostro modo di porci con il lavoro e con la natura. Il dover stare distanti ha sdoganato la possibilità di lavorare da casa, e, secondo uno studio che ho trovato in rete nella scrittura di questo testo, potrebbe aumentare la produttività del 15-20%.
Questo ha permesso a determinati tipi di lavori, in cui basta un computer e una connessione internet, di poter essere svolti non da un ufficio ma da dove il lavoratore meglio preferiva. Teoricamente è una cosa fantastica ma all’atto pratico questo trova molti ostacoli.
Posare una connessione in fibra ottica, ovvero un cavo composto da finissimi fili di fibra di vetro, non è una cosa semplice. Bisogna effettuare uno scavo sulle strade, adeguare le centrali di smistamento e portare fisicamente la connessione fino al domicilio dell’utente. E’ un lavoro oneroso e lungo. Da un articolo del sito DDay.it “Gli sfibrati, beffati dalla connessione che si ferma ad un passo da casa” risulta come, anche dove la fibra arrivi in paese, delle volte bastano poche centinaia di metri per essere esclusi dal servizio. Franca da Caldonazzo lamenta: La fibra c’è ma dall’altra parte della strada. La provincia non esegue i lavori per portarci la fibra in casa.
Andando a cercare dati oggettivi alla mappa, aggiornata a marzo 2025, sullo stato dei lavori per la posa della fibra al sito bandaultralarga.italia.it in italia e soffermandosi sulla provincia di Belluno, che abbiamo preso in studio fin dall’inizio, si vede come la fibra copra il centro dei paesi ma non sia diffusa in modo capillare in tutte le frazioni. Spicca, nella mappa, il territorio di Cortina. Ad un anno dalle olimpiadi la posa delle fibra risulta solamente in progettazione. In pianura non va molto meglio. Ad esempio inserendo sul sito fibermap.it l’indirizzo di via giustiniani a Padova, si vede come la zona del polo ospedaliero non è coperta della fibra.
Con una semplice ricerca si vede come il quadro è abbastanza sconfortante in tutto il territorio nazionale. Ma se in un territorio di pianura possono esistere altre soluzioni e la speranza di un prossimo allacciamento alla rete ultralarga, lo stesso non si può dire delle piccole frazioni di montagna, dove la connessione basata sulle linee telefoniche di rame risulta scarsa, o dove le montagne sbarrano il segnale delle soluzioni basate sui ponti radio.
In questo testo ci siamo soffermati sulla montagna bellunese, ma se si allarga lo sguardo sulle Alpi si vede che tanti territori di montagna hanno una copertura insufficiente o assente della banda ultralarga.
La montagna soffre non solo della chiusura dei servizi ma anche della mancanza di essi. Una connessione ultra larga potrebbe rappresentare la possibilità del montanaro 2.0 di trasferirsi in quota e per chi è nato in montagna di rimanere. Le terre alte hanno bisogno di comunità vitali, dove le persone si integrano tra di esse permettendole di continuare ad esistere. Una connessione stabile ad alta velocità può mitigare l’assenza di uffici pubblici o privati di servizi sul territorio permettendo di svolgere gli adempimenti burocratici tramite internet.
Ma quindi come può essere un segnale dallo spazio, un possibilità di futuro per la montagna?
A differenza della fibra che prevede lavori di scavo, le soluzioni basate sulla connessione di ponti radio oppure satellitari prevedono un’installazione più semplice. Molte volte a portata della capacità media dell’utente finale. Basta infatti un router, un’antenna satellitare e un cavo per essere connessi. I ponti radio ricevono il segnale internet da una connessione in fibra e poi inviano il segnale via etere all’antenna, risolvendo il mancato allacciamento alla fibra. Questi sistemi risentono di ostacoli tra l’antenna di invio e l’antenna ricevente tanto che non tutte le zone di montagna sono raggiunte da questo servizio.
La connessione satellitare, invece, necessita solamente di avere cielo libero sopra l’antenna. Questo potrebbe essere una soluzione per tutti quelle situazioni dove il telefono non arriva e il ponte radio è sbarrato da un ostacolo. Un esempio possono essere i rifugi di montagna, dove la connessione internet può essere uno strumento di lavoro per i gestori dei rifugi. Il CAI Veneto con il progetto Waves Over Mountains si è impegnato nel collegamento internet di una serie di rifugi nelle dolomiti. Questo permette, oltre al wifi gratuito per gli ospiti, anche la possibilità di avere un POS e di avere un telefono VoIp, ovvero funzionante con internet invece che con la linea telefonica classica. Oltre ai rifugi collocati sulle Dolomiti anche i rifugi Calvi e Dordona in Lombardia, si avvalgono della connessione internet satellitare.
La corsa allo spazio è appena iniziata e risulta essere piuttosto affollata. Attualmente sono in progettazione dei sistemi di internet satellitare ad alta velocità da parte di Europa e Cina. Eutelsat, punta a rendere operativo il suo sistema satellitare, Iris, per il 2030. La Cina invece con il suo programma Thousand Sail sta già creando la sua costellazione satellitare con i primi lanci avvenuti a gennaio 2025. Amazon ha in cantiere il sistema Kuiper, promettendo l’inizio del servizio per fine 2025
Starlink di SpaceX, con i suoi 12.000 satelliti in orbita, fornisce già internet ad alta velocità nelle zone remote del pianeta. In questo podcast non vogliamo definire quale sistema è o sarà migliore rispetto ad un altro. Vogliamo invece parlare di una tecnologia che può essere rivoluzionaria per dare una soluzione alle zone di montagna che non potranno mai essere raggiunte dalla banda larga via cavo,
Il concetto di funzionamento per l’internet satellitare è il medesimo per tutti. Si tratta di un sistema di satelliti, più ce ne sono e meglio è, collocati in orbita bassa, ovvero ad una quota, tra i 500 km e i 1000 km di altitudine. Questo permette di erogare un segnale internet ad alta velocità che non sarebbe possibile con satelliti ad orbite normali, ovvero 36.000 km dalla superficie della terra.
Il rovescio della medaglia è un inquinamento luminoso durante il dispiegamento dei satelliti nell’orbita designata e dei rifiuti spaziali che questi generano una volta finito il loro ciclo operativo. Rientrando sulla terra, questi si distruggono a causa dell’attrito, rilasciando particelle di alluminio in atmosfera. Sono aspetti importanti ma complessi che esulano dallo scopo di questo podcast. Organizzazioni internazionali stanno sollecitando politiche per una gestione più sostenibile delle orbite terrestri, affinché l’espansione tecnologica non comprometta la sicurezza e la sostenibilità dello spazio per le future generazioni.
Per capire quanto si può avere un equilibrio tra vita in montagna e lavoro grazie ad una connessione internet abbiamo fatto una chiacchierata con Silvia e Davide, conosciuti su Instagram come Bagaglio Leggero.
Lascia un commento